Tanti anni fa ho praticato yoga, ma solo da poco ho scoperto l’esistenza di uno yoga yin e uno yang!

Ho voluto così approfondire chiedendo aiuto al mio amico Francesco Molan, insegnante di yoga.

Dealma: Ciao Francesco, spiegami cosa significano yoga yin e yoga yang.

Francesco: Tutti conoscono il simbolo yin/yang. Yin e yang sono due lati della stessa moneta. Yang è maschile, attivo, solare, energico, decisionale e associato all’espirazione, mentre yin è femminile, passivo, lunare, fresco, morbido e associato all’inspirazione. Entrambi sono forti, ma la loro forza assume – rispettivamente – forme diverse.
Lo yoga è una pratica yin, se paragonata a discipline come le arti marziali o a ciò che noi intendiamo come sport (di squadra o individuali). Al suo interno, però, esistono due filoni (o meglio, attitudini) che corrispondono l’uno all’elemento yin e l’altro all’elemento yang. La prima ad aver definito questa differenziazione è stata Sarah Power negli anni Novanta: da lì ne è nato un ‘mondo’ molto affascinante per gli appassionati di yoga di tutto il mondo.

Dealma: Come possiamo definire lo Yin Yoga?

Francesco: Lo Yin Yoga fa riferimento ad un’attitudine più meditativa, fredda e statica. E’ lo stile che, più di tutti, prevede l’attitudine all’ascolto del proprio corpo: coinvolge principalmente le posizioni sedute, i piegamenti in avanti, le posizioni da sdraiati, le torsioni dolci. L’essere lì, semplicemente. La posizione viene mantenuta per diversi minuti, in netto contrasto con il Vinyasa Yoga che è, invece, una pratica yang. Lasciando andare le tensioni, lo sforzo e l’ambizione di assumere l’asana, permettiamo alla colonna vertebrale di arrotondarsi.

Dealma: E lo Yang Yoga?

Francesco: Potremmo semplificare dicendo che è ‘tutto il resto’, ovvero quell’attitudine alla pratica più dinamica, riscaldante ed energizzante. L’Hatha Yoga, il Vinyasa Yoga, l’Ashtanga Vinyasa Yoga, il Power Yoga (anche se faccio fatica a considerare quest’ultimo uno stile di yoga, nda), possono rientrare nella categoria yang. Lo Yin Yoga, infatti, nasce proprio per definire una pratica più dolce, che si distingua dagli stili di yoga più moderni.

Dealma: quindi, che tipo di yoga scegliere?

Francesco: Considerato l’intero quadro, diventa importante scegliere il tipo di yoga ‘giusto’. Premetto che la parola yoga significa ‘unione’ e già questo fa sorridere alla luce dei diversi stili che ho brevemente accennato. Lo yoga fa bene di per sè, è una via di trasformazione, porta innumerevoli benefici dal punto di vista fisico, mentale, energetico, emozionale … Ci sono, però, dei distinguo da fare.

Lo yoga può essere definito una pratica intima, in quanto richiede ai praticanti di entrare in intimità con se stessi e di richiamare in superficie le percezioni e le sensazioni vissute in quel momento; queste, probabilmente, potrebbero rimanere un po’ sotto traccia in una pratica di yoga veloce e dinamica (che, come abbiamo visto sopra, rientra nell’attitudine yang).

Lo Yin yoga è consigliato, dunque, in tutti i casi in cui la polarità yang sembra prevalere all’interno delle nostre giornate: fretta, impegni, stress, allenamenti intensi, viaggi frequenti che comportano un dispendio di energia notevole. Con questi fattori prevalenti la staticità e la lentezza tipiche dello Yin yoga ci vengono in aiuto.

Lo Yin yoga si è dimostrato efficace anche in programmi che si occupano di dipendenze e disturbi alimentari. Sebbene sia difficile a priori definire quale yoga faccia per noi in un determinato momento, il miglior consiglio che posso dare è quello di sperimentare e di praticare.

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Lo yoga, nella sua essenza, è proprio questo: ascolto di sé e pratica.

Ritornando alla mia esperienza diretta, dopo tanti anni di pratica yang alle spalle, mi sono accorto che la mia pratica di yoga aveva bisogno di uno step ulteriore, di diventare più lenta ed introspettiva, e così è stato. Ho sempre faticato a stare da solo, ‘seduto’ con i miei sentimenti e le mie sensazioni; ancora oggi, trovo difficile ‘affrontare’ me stesso e la crudezza di ciò che la mente esprime in un dato momento. La scoperta dello Yin yoga, in definitiva, mi ha permesso di raggiungere un maggior equilibrio mentale, essendo lo stile di yoga che più di tutti mi ha insegnato “a stare fermo” e a lasciare andare.

Dealma: a proposito di cibo, segui uno stile alimentare particolare?

Francesco: Quando ho iniziato a praticare yoga vivevo un periodo di grande cambiamento dal punto di vista personale e professionale; cambiamento che ha inevitabilmente coinvolto anche il tipo di alimentazione. Stavo, infatti, passando – gradualmente e poi definitivamente – alla dieta vegetariana. Pur non conoscendo le differenze tra gli stili di yoga, praticarlo si è dimostrato un elemento di fondamentale importanza per supportare questa transizione.

Dealma: Da un punto di vista energetico il cibo animale crea rigidità e un maggior bisogno di movimento, è possibile quindi che sia avvenuto anche il contrario? Che lo stile vegetariano ti abbia aiutato ad “entrare” nello Yin Yoga? Favorendo le posizioni statiche, ecc.?

Francesco: In via generale, prediligere un tipo di alimentazione senza proteine animali determina un livello di tossine da espellere molto minore. E questo aiuta parecchio durante l’esecuzione dei movimenti dello yoga. Ci si sente più leggeri, il movimento è più armonioso, elegante… in definitiva, ci si sente meno appesantiti. Detto questo, non saprei dirti se lo stile vegetariano mi abbia aiutato con lo Yin Yoga… è probabile, ma non avendo la controprova, partirei da questa considerazione: sia che siamo vegetariani, vegani o onnivori, accumuliamo delle tensioni. Questo accade anche a prescindere dall’alimentazione che scegliamo e queste tensioni si manifestano in più strati della personalità umana (a livello emozionale, muscolare e mentale). Attraverso lo Yoga (ed in particolar modo nello Yin Yoga) abbiamo la possibilità di rilasciare queste tensioni. Per cui, ritornando alla tua domanda, direi che partire da un livello di tensioni minore (grazie appunto, alla dieta vegetariana) può rappresentare un punto di partenza privilegiato nella pratica dello yin yoga. In poche parole, abbiamo meno da ‘spurgare’ nel corpo, che si aprirà con maggiore facilità consentendoci di perlustrare i livelli più sottili della nostra personalità.

Dealma: yin e yang sono opposti e complementari e l’uno non può esistere senza l’altro. Come troviamo l’equilibrio degli opposti con questa differenziazione tra yin yoga e yang yoga?

Francesco: Osservando il simbolo Yin-Yang, si nota che l’equilibrio avviene con la fusione dei due o meglio con la presenza di un pezzettino dell’elemento opposto (il pallino). Lo Yin yoga è quindi per definizione incompleto, tanto quanto lo è il suo estremo opposto, ma bene si sposa in momenti particolari della propria vita in cui prevale l’elemento yang. Oggi posso dire che è stato importante riportare le qualità dello yin (pazienza, tolleranza, compassione ed arrendevolezza) nella pratica dinamica yang (che amo parimenti): si sta così chiudendo un cerchio in un percorso di crescita umano e professionale che non avrà mai fine.

Dealma: Grazie Francesco per questo viaggio nello yoga attraverso lo yin e lo yang a me tanto cari. Chi volesse seguirti può visitare il tuo sito e provare anche una lezione online?

Francesco: certamente. Potete seguirmi su questa pagina bit.ly/videoyinyoga a cui iscriversi per ricevere una video lezione di 45 minuti e una guida d’introduzione allo yin yoga di 7 pagine. Grazie Dealma e a voi tutti!

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